Ottobre 2019 si avvicina e con esso la fine del mandato di Draghi alla presidenza della BCE. Cosa dobbiamo aspettarci, noi italiani, dalla fine di Draghi e di conseguenza del QE? Si può affermare con facilità che lo scenario al quale andremo a posizionarci non è proprio positivo, ma andiamo ad analizzare perchè. Innanzitutto occorre dire cosa si intende per Quantitative Easing. Il QE è la politica monetaria della BCE che prevede l’acquisto di titoli di stato degli stati europei al fine di iniettare liquidità nel sistema. L’Italia è stata molto graziata da questa politica, essa infatti ha consentito al nostro Paese di avere uno spread stabile. In particolare il rendimento sui nostri BTP a 10 anni da inizio 2015 ad oggi è variato di soli 0,4, 0,5 punti percentuali. Avere lo spread stabilmente basso significa due cose: pagare meno interessi sul debito pubblico e concedere mutui a tassi variabili alle famiglie con interessi più bassi. Fino ad ora tutto ciò è stato possibile, ma senza QE cosa succederà? Andremo incontro a due difficili strade: ovviamente gli interessi sul debito e i mutui. Il costo del debito potrebbe infatti lievitare di smisura, dato che avremo un acquisto meno forte di investitori esteri sui titoli di debito. Un costo più elevato provoca meno investimenti interni, di conseguenza un rallentamento incredibile dell’economia. Per quanto riguarda i mutui rischiamo seriamente, a mio avviso, di finire come in America nel 2008. Immaginate una famiglia che ha acceso un mutuo nell’ultimo periodo, con lo spread dunque a circa 150-130 punti. Ecco la stessa famiglia, quando nel 2022 torneremo ad avere inevitabilmente lo spread a 500, sarà costretta a pagare molto di più alla banca, rischiando così di diventare insolvibile. Proprio come accadde negli USA, dove furono concessi mutui a chiunque, i famosi mutui “subprime”, stessa dinamica. Vorrei concludere dicendo che l’Italia è stata letteralmente salvata da Draghi, ma preparatevi al peggio.
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