Nella giornata di ieri l’oro è tornato sui massimi dal 29 novembre, in crescita per l’ottava sessione consecutiva; un successivo calo del dollaro ha incoraggiato gli investitori ad acquistare oro e altre materie prime. Nelle ultime due settimane il prezzo dell’oro è andato su di oltre il 3% in risposta al calo del biglietto verde verificatosi in seguito all’ultimo innalzamento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve verificatosi il 13 dicembre.
Mercoledì, i future sull’oro con scadenza a febbraio hanno chiuso a $ 1291,40, in rialzo di $ 3,90 (+0,30%).
Nonostante sia in calo dall’inizio di settembre, l’oro è riuscito a riacquistare parte delle perdite verificatesi nel corso del quarto trimestre e ora è nelle condizioni di chiudere l’anno con un rialzo di oltre il 10%.
Il dollaro USA si muove in ribasso dal 12 di dicembre, giorno precedente al terzo innalzamento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel 2017; in quell’occasione la Banca centrale ha previsto solo tre incrementi nel corso del 2018. Ultimamente gli eventi che hanno potuto spingere il dollaro in rialzo sono stati pochi e neanche la convalida della riforma fiscale della scorsa settimana è riuscita a sostenere il biglietto verde.
Sul fronte delle notizie economiche, il calo della fiducia dei consumatori negli USA ha contribuito a premere sui tassi di rendimento dei titoli del Tesoro. Scende infatti la fiducia dei consumatori nel mese di dicembre, in calo dai massimi in 17 anni registrati a novembre. L’indice di fiducia dei consumatori della Conference Board è sceso a dicembre a 122,1, meno dei 128,1 previsti dagli economisti in un sondaggio Reuters.
Nel mese di novembre le vendite di case negli USA sono entrate in stallo dopo i forti rialzi autunnali, ed sono in rialzo dello 0,2%. L’indice è lo 0,8% sopra al novembre 2016, per il primo incremento annuale da giugno. Il dato in effetti supera il -0,4% stimato, ma è inferiore rispetto al precedente +3,5%.