Tante sono le crypto che popolano il mercato degli exchange, molte sono legate a dei progetti più o meno formidabili, innovativi, scopiazzati o paradossali. Dogecoin, una delle più antiche monete, creata da Jackson Palmer quando era impiegato in forza ad Adobe come Project Manager nell’ormai lontano 2013 pensava probabilmente ad un qualcosa che generasse un nuovo business, più facile da minare rispetto a Bitcoin, e orientata verso progetti umanitari, e proprio lo sviluppo di una rete idrica in Kenya fu il primo progetto. A seguire poi lanciarono un altro progetto, forse un po’ stravagante, la sponsorizzazione della squadra di bob giamaicana alle olimpiadi invernali del 2014.
Quando tutto sembra filare liscio, il capitano abbandona la nave, probabilmente qualcosa è andato storto, dalle dichiarazioni che rilascerà in seguito sembrebbe proprio che il progetto da lui creato avesse preso una piega diversa da quanto desiderava. Il sistema però resta in piedi. Dogecoin una moneta minabile che ha come limite di estrazione solo l’infinito ora ha una fondazione e un team di programmatori alle spalle, ma di fatto ben pochi sono gli sviluppi fatti in questi ultimi anni.
Una cosa di certo in questi tempi è rimasta a differenza del meme che ha generato il logo, un esemplare di Shiba, morto quando aveva 16 anni, la facilità nell’estrazione delle monete.
Tante sono le pagine web faucet che regalano Doge eseguendo un Chapta, oppure siti che si offrono per il mining online, gli utenti prestano le risorse del proprio pc per il calcolo dell’algoritmo e ricevono in cambio Doge da prelevare nei propri wallet o da lasciare nello spazio web in wallet online o addirittura in cloud in cambio di qualche Doge e non di minore diffusione sono i classici pool di mining con CPU e schede Video.
Certamente tante sono le incognite dietro queste realtà, script che prelevano risorse in maniera non visibile, altri che in cambio di doge offrono un cloud mining per un lasso temporale ma che poi finiscono con il chiudere tutto lasciando gli utenti con un pugno di mosche in mano. Di certo il progetto, fermo o quasi negli sviluppi ha generato una quantità infinita di minatori, che vuoi con pazienza, vuoi semplicemente lasciando acceso il pc o anticipando qualche doge scavano blocchi di calcolo per estrarre il loro guadagno.
Proprio qui infatti sta la grande incognita, Doge con la sua blockchain sicuramente mostrerà la sua fedeltà al minatore perché per ogni calcolo risolto premia i suoi operai, ma chi sarà in grado di valutare le risorse economiche, di energia elettrica ed infine di tempo che sono state usate per estrarre le monete?
Forse proprio questi sono stati i dubbi che hanno assalito il fondatore di Doge, quando è arrivato a maturare l’abbandono della sua creatura?
Tanti sicuramente avranno fatto le loro considerazioni investendo in Doge, ma forse qualcuno è rimasto abbagliato dal facile guadagno senza valutare bene quanto spendeva per i suoi Doge?
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